Dopo lunga agonia lo spazio IPV4 è venuto a mancare (anche gli ultimi 5 netblock /8 sono stati assegnati da IANA ai registri locali….)
La comunità internet ha accolto incredula il triste annuncio ( http://www.nro.net/news/ipv4-free-pool-depleted).
Dopo lunga agonia lo spazio IPV4 è venuto a mancare (anche gli ultimi 5 netblock /8 sono stati assegnati da IANA ai registri locali….)
La comunità internet ha accolto incredula il triste annuncio ( http://www.nro.net/news/ipv4-free-pool-depleted).
..in anticipo di un anno sui maya, internet come la conosciamo potrebbe collassare a causa dell’annunciata fine degli indirizzi IP disponibili.
Come si può vedere in vari countdown (p. es http://ipv6.he.net/statistics/) mancherebbero meno di due mesi al nefasto evento.
Sarà vero?
In realtà lavoro con internet da 15 anni e già ai tempi annunciavano la fine dello spazio di indirizzamento entro i successivi 5 anni.
Lo stesso contatore di HE circa 2 anni fa ne annunciava l’esaurimento entro 300 giorni….
Questo fa pensare che il tempo mancante sia una specie di funzione asintotica!
Scherzi a parte, gli indirizzi stanno effettivamente finendo anche se probabilmente ci vorranno più di 2 mesi.
Cosa cambia?
Inizialmente nulla.
Tutti i provider ne hanno una scorta più che abbondante, ma diventerà più difficile per nuovi operatori farsi assegnare delle sottoreti nuove.
E col mondo IPV6?
Il nuovo standard dovrebbe garantire uno spazio di indirizzamento talmente vasto da poter fornire un indirizzo IP ad ogni atomo presente nell’universo e quindi risolvere definitivamente il problema.
Peccato che ancora quasi nessuno lo usi.
Non più tardi di un anno fa ho litigato nientepopodimeno che con la nostra registration authority perchè il check automatico del nameserver necessario alla registrazione di un dominio nel TLD .IT falliva a causa del fatto che uno dei miei DNS era configurato anche per gestire domini V6.
I provider che offrono connettivita IPV6 nativa sono ancora pochissimi.
Molti dei prodotti software più diffusi non supportano appieno gli indirizzi “lunghi” (si anche Thunderbird ha problemi, anche se con i nomi funziona…).
Quelli che come me vogliono iniziare a sperimentare la “nuova” tecnologia sono obbligati ad usare un tunnelbroker o altre diavolerie simili.
Insomma, sembra che il nuovo standard si stia avviando molto lentamente.
Forse gli annunci mediatici che seguiranno l’esaurimento del mondo V4 daranno la scossa necessaria per avviare (con calma…non c’è una reale fretta!) la transizione?
Io ho fatto un bel po’ di sperimentazione ed effettivamente il V6 funziona ed offre notevoli vantaggi.
Per chi non lo avesse già fatto e volesse approfondire e mettere alla prova le sue conoscenze tecniche sull’argomento, consiglio la certificazione IPV6 online di Hurricane Electric ( http://ipv6.he.net/certification/).
Copre vari step dal più semplice (strumenti come ping6) al più complicato (configurazione DNS glue per domini V6) in maniera ordinata e completa.
Se riuscitrete ad ottenere la certificazione di livello “sage” sarete sicuramente in grado di configurare i vostri spazi di nomi e le vostre reti per gestire anche IPV6.
Per il momento non serve quasi a nulla, ma prima o poi…..